Gli incontri-dibattiti con gli scrittori nelle scuole dopo la distribuzione dei libri nelle classi
MARTA MORAZZONI MARTEDÌ 19 NOVEMBRE
le frontiere del mito
ore 10, Liceo scientifico Fermi, via Monte Nero 15A, Arona
ore 12, Liceo linguistico Galilei via Gentile 33, Gozzano Incontro con i giovani a partire da Il dono di Arianna (Guanda)
Marta Morazzoni è nata a Milano nel 1950 e si è laureata in Filosofia. Inizialmente insegnante, scopre, soprattutto attraverso la lettura di Proust, la grande passione per la scrittura, che la porta nel 1986 a pubblicare con Longanesi La ragazza col turbante, romanzo che riscuote un grande successo e viene tradotto in nove lingue. Pur non considerandosi scrittrice di mestiere, molte delle sue opere hanno ottenuto importanti riconoscimenti. Nel 1997 con Il caso Courrier vince il premio Campiello. Il suo ultimo romanzo è Il dono di Arianna (2019), in cui i racconti mettono in scena le immagini più fosche e più appas-sionate della mitologia, innescando un meccanismo di immaginazione che, facendole rivivere, le allarga, le approfondisce, mutandole senza che il mito cambi la sua potenza. E regalando ai contorni di queste storie una nuova umanità.
«I miti non hanno luogo, abitano la nostra testa e la fantasia»
GIUSEPPE LUPO MERCOLEDÌ 20 NOVEMBRE
la frontiera della storia
ore 9, ITIS Omar, baluardo La Marmora 12, Novara
ore 12, ITIS Leonardo da Vinci via Aldo Moro 13, Borgomanero Incontro con i giovani a partire da Breve storia del mio silenzio e Gli ultimi anni del nostro incanto (Marsilio)
Giuseppe Lupo è professore di letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia e autore di diversi saggi. Grazie a L’ultima sposa di Palmira (2011) ha vinto il premio Selezione Campiello e il premio Vittorini. Dirige le riviste “Appennino” e “Studi Novecenteschi” e col-labora alle pagine culturali del “Sole 24 Ore” e di “Avvenire”. Gli anni del nostro incanto ha vinto il premio Viareggio e in Breve storia del mio silenzio narra una storia autobiografica di formazione: a quattro anni perde l’uso del linguaggio e da quel momento le parole si fanno nemiche. Il romanzo racconta la frontiera tra silenzio e parole, tra rifiuto e deside-rio di dire, come un trauma infantile possa trasformarsi in vocazione e quanto le parole per lui siano state la sua casa, anche quando non c’erano.
«Ci sono attimi in cui capita di fissare dentro una foto il nostro passaggio sulla terra e restare immobili per sempre»
LAURA PARIANI GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE
le frontiere della ribellione
ore 12, Liceo scientifico Antonelli via Toscana 20, Novara Incontro con i giovani a partire da Il gioco di Santa Oca (La nave di Teseo)
Laura Pariani è nata a Busto Arsizio nel 1951 e si è laureata in Filosofia. Ha lavorato nel campo della pittura, del fumetto, del teatro di figura, dedicandosi poi all’insegnamento. Ha collaborato alla sceneggiatura di Così ridevano di Gianni Amelio, Leone d’Oro al Festival di Venezia. Tra i suoi libri La foto di Orta e Piero alla guerra. Con il suo ultimo romanzo, Il gioco di Santa Oca (2019), è stata finalista al premio Campiello. È un romanzo di ribellione e libertà, la storia di un sogno di giustizia e di una donna coraggiosa che sfida le convenzioni del suo tempo. Tutto parte nell’autunno del 1652, quando un pugno di uomini, stanchi di subire le angherie dei nobili e dei soldati che razziano i paesi della brughiera lombarda tra una battaglia e l’altra, si raccolgono intorno a Bonaventura Mangiaterra, un capopopolo che affascina i suoi compagni con la Bella Parola, una versione personale e ribelle delle storie della Bibbia. Un romanzo di frontiera tra Storia e storie, attese e delusioni, condizione femminile e maschile.
«Le cose più importanti succedono così, per il balzo lieve di un inavvertito accadere»
GIOVANNI DESTRO BISOL GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE
la frontiera della scienza
ore 11, IIS Pascal, Strada provinciale per Novara, Romentino Incontro con i giovani a partire dal libro scritto con Marco Capocasa Intervista impossibile al DNA (il Mulino) a colloquio con Paola Todeschino
Giovanni Destro Bisol è nato a Bologna nel 1959. Insegna Antropologia e Biodiversità umana presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Roma La Sapienza. Il suo lavoro di ricerca ha per oggetto gli effetti dei fattori ambientali e socioculturali sulla struttura genetica delle popolazioni umane in dif-ferenti contesti geografici. A partire dal 2004 è direttore dell’Istituto Italiano di Antropologia. Il libro al centro dell’incontro parte da una piccola sigla che corrisponde a un mondo di significati: il DNA, una risorsa contro le malattie, uno strumento per identi-ficare gli assassini e una chiave per comprendere il comportamento umano. La sua storia è talmente antica da intrecciarsi con quella della comparsa della vita sulla Terra. E in futuro? Gli autori provano a parlarne direttamente con lui. Dalla genetica di Neandertal alla clonazione di esseri umani, mettono a fuoco speranze (e timori) che grazie al DNA si aprono per la scienza e per le nostre esistenze, attraversando le frontiere della scienza.
«Quanta vita dietro tre lettere: dal passato profondo al futuro prossi-mo. Il DNA come non era mai stato raccontato»
PAOLA BARBATO VENERDÌ 22 NOVEMBRE
la frontiera degli incubi
ore 11, Istituto Lagrangia, corso Italia 48, Vercelli Incontro con i giovani a partire da Io so chi sei e Zoo (Piemme)
Paola Barbato è nata nel 1971 a Milano e vive attualmente a Verona. È scrittrice e sceneggiatrice di fumetti e, dal 1999, collabora regolarmente alla stesura di Dylan Dog, di cui è stata la prima sceneg-giatrice donna. A partire dal 2006 pubblica tre romanzi thriller per Rizzoli: Bilico (2006), Mani nude (2008, vincitore del premio Scerbanenco) e Il Filo rosso (2010). Nel 2018 pubblica per Piemme Io so chi sei, primo romanzo di una trilogia. Il secondo volume di questo progetto, Zoo, ancora un thriller, è stato reso disponibile prima su Wattpad per poi arrivare nelle librerie nel 2019: il libro narra la lotta di Anna (che si ritrova in una gabbia, tra sbarre, in un capannone pieno di gabbie simili alla sua e di persone come lei) contro chiunque l’abbia presa; una guerra impari perché non ha altre armi che la sua rabbia e la nudità a cui a poco a poco è stata costretta per combattere contro chi detiene il potere, qualcuno che nessuno ha mai visto, ma la cui presenza si avverte in ogni centimetro di quel luogo spaventoso, di giorno e di notte.
«Immagina di trovarti nel peggiore dei tuoi incubi. Se non riesci a svegliarti, sei nello zoo»
MICHELA MONFERRINI LUNEDÌ 25 NOVEMBRE
la frontiera e le storie
ore 10, ITE Mossotti, viale Curtatone 5, Novara Incontro con i giovani a partire da Muri maestri (La nave di Teseo)
Michela Monferrini è nata a Roma nel 1986, dove tuttora risiede. Pubblica poesie su riviste a antologie e nel 2005 ha vinto il premio Subway-Poesia. Nel 2014 esordisce con il suo primo romanzo Chiamami anche se è notte, pubblicato da Mondadori. È anche autrice di due guide letterarie dedicate alla Napoli di Raffaele La Capria e al Portogallo di Antonio Tabucchi. Nel 2019 pubblica per La nave di Teseo Muri maestri, una rassegna dei muri più importanti sparsi nel mondo e delle vicende umane che inevitabilmen-te sono a essi connesse. Quanti significati può avere un muro? Quante storie può contenere, ospitare, dividere? Un muro è chiusura, confine da valicare, limite ostile; è l’ostacolo della nostra azione, il perime-tro istituzionale dei nostri movimenti, l’irriducibile definizione di una diversità. E tuttavia, un muro può anche saper accogliere una preghiera, un sogno; può diventare lo spazio su cui si manifesta l’aspirazione a essere, il permesso di desiderare. Dal Muro di Berlino a quello del Pianto, da Wall Street ai muri dell’artista Candy Chang, che, prima a New Orleans, poi in tutto il mondo, raccolgono i desideri più importanti, quelli che si vorrebbero compiuti prima di mori-re. Dal muro di John Lennon a Praga fino a quello di Hong Kong, passando per Lisbona, Zurigo, Londra, Parigi, i “muri maestri” sono spazi del ricordo, simbolo di fratellanza, manifesto per la ribellione, l’amore, la gioventù.
«Questa è la storia del vostro viaggio e del contrario della parola “sperare”»
RENZO CRIVELLI MARTEDÌ 26 NOVEMBRE
la frontiera del tempo
ore 10, Liceo scientifico Antonelli, via Toscana 20, Novara Incontro con i giovani
«Noi siamo quello che siamo stati»
TAKOUA BEN MOHAMED MERCOLEDÌ 27 NOVEMBRE
la frontiera dell’integrazione
ore 9, Liceo artistico Casorati, via Greppi 18, Novara Incontro con i giovani a partire da Sotto il velo e La rivoluzione dei gelsomini (BeccoGiallo)
«Non esistono due culture che non hanno niente in comune, proprio sui punti in comune dobbiamo lavorare per costruire il dialogo e la convivenza»
ANTONIA ARSLAN e SIOBHAN NASH-MARSHALL GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE
la frontiera dell’odio
ore 9, Liceo delle scienze umane Bellini, baluardo La Marmora 10, Novara Incontro con i giovani su La masseria delle allodole e Lettera a una ragazza in Turchia (Rizzoli) di Antonia Arslan e I peccati dei padri di Siobhan Nash Marshall (Guerini e Associati)
ore 12, ITIS Fauser, via Ricci 14, Novara
Antonia Arslan è nata a Padova nel 1938. Ha origini armene e, riguardo al genocidio del popolo armeno, ha anche scritto saggi divulgativi e romanzi. Il suo esordio letterario avviene nel 2004 con La masseria delle allodo-le (Rizzoli), vincitore del premio Strega di narrativa e finalista al premio Campiello. Il libro più recente è Lettera a una ragazza in Turchia (Rizzoli).
Siobhan Nash-Marshall insegna filosofia al Manhattanville College di New York dopo essersi specializzata all’Università di Padova e alla Cattolica di Milano. I peccati dei padri (Guerini e Associati) si occupa del negazionismo turco e del genocidio armeno.
«Non piace a nessuno essere circondato dalla sporca tragedia, toccare quegli orrori da vicino, annusare tutto intorno la morte – e non poter far niente».
CRISTIANO CAVINA GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE
la frontiera della guerra
ore 10, Istituto alberghiero Ravizza, corso Risorgimento 405, Novara
ore 12, IIS Bonfantini, corso Risorgimento 405, Novara Incontro con i giovani a partire da Ottanta rose mezz’ora (Marcos y Marcos)e Fratelli nella notte (Feltrinelli)
Cristiano Cavina, nato a Faenza nel 1974, cresce con i nonni materni e la madre. Le sue due grandi passioni sono il calcio e la letteratura. Oltre che con lavori saltuari, infatti, Cavina si mantiene scri-vendo romanzi. Il suo primo libro, Scavare una buca (2010), ottiene un grande successo e viene tradotto anche in francese. In Ottanta rose mezz’ora (Marcos y Marcos) siamo nella seconda guerra mondiale, con due fratelli davanti alla frontiera fra vivere e mori-re: ma non ci sono eroi né mostri nel romanzo di Cavina, soltanto un ragazzo spaven-tato che cerca di sopravvivere e un uomo costretto a scegliere se rischiare la vita per salvarlo.
«Non mi sono documentato: ho scritto quello che ricordavo e quello che non sapevo l’ho potuto immaginare»