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Saverio Tommasi e la ricerca della paternità

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Lunedì 20 novembre, ore 11, Istituto Professionale Bellini, via Liguria 5, Novara.
Incontro con i giovani a partire da Siate ribelli, praticate gentilezza (Sperling&Kupfer).

Lunedì 20 novembre, ore 18, Biblioteca Civica Negroni, corso Cavallotti 6, Novara.
Incontro con l’autore, a colloquio con Barbara Bozzola, in diretta streaming.

Saverio Tommasi, nato a Firenze nel 1979, è un attore, scrittore, blogger e documentarista freelance. Nel 2004 ha fondato una compagnia di teatro alla quale ha dato il suo nome. Nel suo ultimo romanzo racconta se stesso alle proprie figlie con grande spontaneità e affrontando i temi che più gli stanno a cuore: la tolleranza, i diritti dei più deboli, la lotta per l’uguaglianza, la denuncia di qualunque forma di razzismo e i pericoli della rete.

 

Siate ribelli, praticate gentilezza (Sperling&Kupfer): «Un pilota perde un secondo a giro a ogni figlio che gli nasce» diceva Enzo Ferrari. È una frase bellissima. Significa capire che c’è qualcosa di più importante fuori da sé, e che quando ti nasce un figlio il successo non si misura più con i traguardi con cui l’hai misurato fino a quel momento. I figli sono l’occasione che ti regala la vita di guardarti allo specchio. Tutto quello che sei, quello in cui credi, quello per cui lotti non sono più solo il tuo modo di stare al mondo, ma si caricano di una nuova responsabilità. Da quando sono arrivate Caterina e Margherita (quattro anni e due scarsi), per Saverio raccontare storie con immagini e parole non è più solo un modo per fare il proprio lavoro. È gettare sul mondo uno sguardo che sarà, almeno inizialmente, anche il loro, è fare scelte di cui a loro più che a chiunque altro dovrà rendere conto.

«Crescete pure ma rimanete piccole, figlie mie. Fate dispetto a chi vi vorrebbe senza sogni pericolosi»

Enrico Palandri e la ricerca delle radici

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Lunedì 20 novembre, ore 11, Liceo Artistico, Musicale e Coreutico Felice Casorati, via Greppi 18, Novara.
Incontro con i giovani a partire da L’inventore di sé stesso (Bompiani).

Enrico Palandri, nato a Venezia nel 1956, è scrittore e traduttore italiano. Si è trasferito a Londra nel 1980 dove ha lavorato come istruttore linguistico per i cantanti d’opera e giornalista (collaborando con Rai, Bbc e numerosi giornali). Insegna all’UCL e dal 2003 anche Letterature comparate un semestre ogni anno all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Boccalone (1979) è il suo primo romanzo e in
seguito ha collaborato con Marco Bellocchio alla scrittura del film Diavolo in corpo (1986). Nei suoi romanzi affronta costantemente eventi storici e sociali che lo hanno toccato da vicino: il movimento studentesco del ’77, il terrorismo politico, il crollo del muro di Berlino.

 

 

L’inventore di sé stesso (Bompiani): Gregorio Licudis raggiunge in ospedale il figlio e la nuora che hanno appena avuto un bambino e chiede che venga chiamato con il suo nome, un nome che viene da molto lontano.
La devozione ossessiva che l’anziano professore tributa agli antenati – un casato scomparso, una lunga lista di principi, ministri, ammiragli della Serenissima – diventa il basso continuo di una vicenda che parla di famiglie, di nobiltà antica e denaro recente, di vigne e vini, di una Venezia e un Oriente leggendari.
E mentre il figlio ripercorre a ritroso le vie degli antichi commerci misurando i suoi viaggi su quelli dell’avo Gianrico – precettore di Pietro il Grande – nella vita del padre s’insinua Alexandra, appena arrivata dall’ex Unione Sovietica. Bellissima e remota, la donna riesce in breve a disegnarsi con ferina naturalezza un ruolo decisivo tra le icone, i samovar e i tappeti di casa. Un’altra scheggia dell’Est in una storia veneziana che ha il suo degno epilogo a Pietroburgo, nella semplice verità di un esercizio d’amore.

«Le piaceva che non ci fossero consuetudini, perché la vita era troppo ricca e stramba per costruirle»

Margherita Oggero e la ricerca di un’amicizia

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Domenica 19 novembre, ore 16,30, Circolo dei lettori, via Rosselli 20, Novara.
Tè del pomeriggio con l’autrice di Non fa niente (Einaudi) a colloquio con Valeria Balossini.

Margherita Oggero è un’insegnante e scrittrice torinese. Ha esordito nella narrativa nel 2002 con il romanzo La collega tatuata (Mondadori) da cui è stato tratto il film Se devo essere sincera, per la regia di Davide Ferrario con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè. Tra i suoi romanzi: Una piccola bestia ferita, L’amica americana e Qualcosa da tenere per sé tutti editi da Mondadori. Ha scritto i soggetti della fortunata serie di Rai1 Provaci ancora prof ispirata ai suoi libri.

Non fa niente (Einaudi): «Può esistere un amore di madre che non contempli l’esclusiva? La natura ha davvero leggi così rigide da non ammettere eccezioni?» Esther e Rosanna stipulano un patto, per qualcuno forse scandaloso, inaccettabile. Un patto che cambia per sempre le loro vite. Nel 1933, in uno dei momenti più cupi per l’Europa, Esther ha dovuto lasciare Berlino, il suo innamorato, la sua libertà, ogni promessa di futuro. Ora è una giovane donna colta, dall’intelligenza tormentata, la cui eleganza sconcerta l’arcigna suocera piemontese. Rosanna invece è cresciuta in mezzo alle risaie, non ha potuto studiare e la sua bellezza le ha giocato un brutto tiro trasformandola in fretta in una creatura determinata e sensuale, ansiosa di cambiare la sua esistenza. Cos’abbiano in comune due donne così, non ci vorrà molto a scoprirlo. Sono vive nonostante tutto, profondamente capaci di amare e d’insegnarsi qualcosa l’un l’altra. Un giorno Esther domanda a Rosanna di aiutarla ad avere un figlio «come nella Bibbia fece Agar per Abramo e Sara». Il loro universo non esclude affatto gli uomini. Esther è legata al marito Riccardo da una complicità generosa e Rosanna ama Nicola con un’irruenza passionale, che trova negli assolo e nelle improvvisazioni jazz la sua colonna sonora. Intanto il mondo va avanti e le interroga senza risparmiarle: dalla guerra alla Torino postbellica che si avvia alla ricostruzione, passando per Bartali e Togliatti, gli anni delle rivolte studentesche e il terrorismo, fino alla caduta del muro di Berlino. I giorni si riempiono di cose da fare, giacche di pannofix, segreti condivisi, paure, entusiasmi, scommesse, Fiat 1100 che arrancano su autostrade pericolose appena costruite. È la vita che corre, la vita di due amiche che non saranno mai più sole.

«Può esistere un amore di madre che non contempli l’esclusiva?»

Francesco Sole e la ricerca dell’autenticità

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Sabato 18 novembre, ore 17, Circolo dei lettori, Broletto, via Rosselli 20, Novara.
Reading musicale.

Francesco Sole, all’anagrafe Gabriele Dotti, è nato a Modena nel 1992. Dopo il liceo classico e la facoltà di Economia arriva al successo improvvisamente grazie ai video caricati su YouTube con temi quali i primi amori e il rapporto con i social network. La portata raggiunta è tale da farlo debuttare sul piccolo schermo al fianco di Belén Rodríguez nel format di Maria De Filippi Tú sí que vales. Come interprete è apparso nel film di Fausto Brizzi Forever Young, mentre ha pubblicato i libri Stati d’animo su fogli di carta, Mollato cronico e Ti voglio bene. #poesie, editi da Mondadori.

 

 

Ti voglio bene #poesie (Mondadori): Le #poesie che hanno generato milioni di visualizzazioni sul web diventano un libro: «Da quando ho iniziato a scrivere poesie ho trovato il coraggio di esprimere ciò che provo, senza vergognarmi di condividere gli aspetti e le sensazioni più forti della mia vita. Proprio attraverso la condivisione ho imparato che siamo tutti contenitori di emozioni. Ciò mi ha permesso di togliere quella maschera che troppo spesso la società ti obbliga a indossare. Abbiamo bisogno di amore, chiarezza, sincerità, felicità e gentilezza. Ed è per questo che vi invito a fare lo stesso. Attraverso queste pagine le mie parole diventano vostre: potete aggiungere versi, decorarle, farne tesoro e poi condividerle con le persone a voi più care attraverso i social network usando #tivogliobene. Vi basterà un click sull’hashtag per riconoscervi negli occhi di qualcun altro».

«Proprio attraverso la condivisione ho imparato che siamo tutti contenitori di emozioni»

Matteo Strukul e la ricerca della gloria

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Venerdì 17 novembre, ore 11, Aula Magna Istituto Tecnico Industriale Leonardo Da Vinci, via Aldo Moro 13, Borgomanero.
Incontro con i giovani a partire da I Medici. Decadenza di una famiglia (Newton Compton).

Venerdì 17 novembre, ore 18, Circolo dei lettori, via Rosselli 20, Novara.
Incontro con Matteo Strukul, a colloquio con Eleonora Groppetti.

Matteo Strukul vive tra Padova, dov’è nato, Berlino e la Transilvania. Dottore di ricerca in Diritto europeo dei contratti, appassionato di musica rock, birra e hockey su ghiaccio, ha pubblicato romanzi, biografie musicali e albi a fumetti, oltre ad avere effettuato traduzioni. Ha fondato con Matteo Righetto il movimento letterario Sugarpulp e il 2017 è l’anno della sua consacrazione con il premio Bancarella per il primo romanzo su I Medici.

 

 

 

 

I Medici. Decadenza di una famiglia (Newton Compton): La Parigi del diciassettesimo secolo è l’essenza del vizio e della violenza. Maria de’ Medici, da poco sposa di Enrico IV di Borbone, si trova ben presto a fare i conti con le mire rapaci di Henriette d’Entragues. Con un documento scritto, Enrico stesso ha promesso alla propria favorita di prenderla in moglie, e ora quel foglio è l’arma con la quale ricattarlo. Ma non è l’unica minaccia: un’altra arriva da un gruppo di nobili che cospirano per rovesciare il trono. Avvertendo che le sorti proprie e del re sono sempre più critiche, Maria decide allora di affidarsi a Mathieu Laforge, spia e sicario abilissimo, capace di sventare più di una congiura. Ma la regina non sa ancora che il suo destino sarà segnato dalla lotta costante contro coloro che vogliono la fine del suo regno. Quando Enrico IV di Borbone muore, vittima dell’ennesimo complotto, all’orizzonte si profila, inarrestabile, l’ascesa di un astro di prima grandezza della politica francese: il cardinale di Richelieu. Sarà proprio lui, dopo la morte del re, ad acquisire un potere sempre maggiore, tradendo colei che più di chiunque altro ne aveva favorito la fortuna: Maria de’ Medici.

«Le domande non costavano fatica. Le risposte invece erano tutt’altra storia»

Alessandro Barbero e la ricerca della memoria

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17 novembre, ore 10,30, Castello di Novara, piazza Martiri della Libertà, Novara.
Lezione magistrale di Alessandro Barbero sul tema Raccontare e spiegare le guerre in occasione dell’uscita del libro Caporetto (Laterza).

Alessandro Barbero, nato a Torino nel 1959, è uno storico, scrittore e professore universitario all’Università del Piemonte Orientale, specializzato in storia militare e storia del Medioevo. Nel 1996 ha vinto il premio Strega con Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo (Mondadori). Collabora con la Rai per vari programmi tra cui SuperQuark, Il tempo e la storia, a.C.d.C. ed è membro del comitato di redazione della rivista “Storica” e collabora con alcuni quotidiani nazionali tra cui “La Stampa” e “Il Sole 24 Ore”.

 

Caporetto (Laterza): Alle due del mattino del 24 ottobre 1917, i cannoni austro-tedeschi cominciarono a colpire le linee italiane. All’alba le Sturmtruppen, protette dalla nebbia, andarono all’assalto. In poche ore, le difese vennero travolte e la sconfitta si trasformò in tragedia nazionale. Oggi sappiamo che quel giorno i nostri soldati hanno combattuto, eccome, finché hanno potuto. Ma perché l’esercito italiano si è rivelato così fragile, fino al punto di crollare?
Da cent’anni la disfatta di Caporetto suscita le stesse domande: fu colpa di Cadorna, di Capello, di Badoglio? I soldati italiani si batterono bene o fuggirono vigliaccamente? Ma il vero problema è un altro: perché dopo due anni e mezzo di guerra l’esercito italiano si rivelò all’improvviso così fragile? L’Italia era ancora in parte un paese arretrato e contadino e i limiti dell’esercito erano quelli della nazione. La distanza sociale tra i soldati e gli ufficiali era enorme: si preferiva affidare il comando dei reparti a ragazzi borghesi di diciannove anni, piuttosto che promuovere i sergenti – contadini o operai – che avevano imparato il mestiere sul campo. Era un esercito in cui nessuno voleva prendersi delle responsabilità, e in cui si aveva paura dell’iniziativa individuale, tanto che la notte del 24 ottobre 1917, con i telefoni interrotti dal bombardamento nemico, molti comandanti di artiglieria non osarono aprire il fuoco senza ordini. Un paese retto da una classe dirigente di parolai aveva prodotto generali capaci di emanare circolari in cui esortavano i soldati a battersi fino alla morte, credendo di aver risolto così tutti i problemi. In questo libro Alessandro Barbero ci offre una nuova ricostruzione della battaglia e il racconto appassionante di un fatto storico che ancora ci interroga sul nostro essere una nazione.

«L’illusione che al di là del fiume ci fosse la salvezza»

Simonetta Agnello Hornby e la ricerca della giustizia

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16 novembre, ore 21,30, Arengo del Broletto, via Rosselli 20, Novara.
Incontro con il pubblico a partire da Nessuno può volare (Feltrinelli) a colloquio con Barbara Cottavoz, interviene George Hornby.

Simonetta Agnello Hornby, palermitana, vive dal 1972 a Londra. Ha esercitato la professione di avvocato specializzato in diritto di famiglia e minori. L’esigenza di difendere i più deboli si è estesa al campo dell’insegnamento quando è stata docente all’Università di Leicester e presidente dello Special Educational Needs and Disability Tribunal. Il suo romanzo d’esordio è La Mennulara, best seller tradotto in 19 lingue. Ha girato un docufilm per laeffe, Nessuno può volare, che è anche il titolo del nuovo libro.

 

 

Nessuno può volare (Feltrinelli): Quando si nasce in una famiglia come quella di Simonetta Agnello Hornby, si cresce con la consapevolezza che si è tutti normali, ma diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, talvolta un po’ “strane”. E allora con naturalezza «di un cieco si diceva “non vede bene”, del claudicante “fa fatica a camminare”, dell’obeso “è pesante”, dell’invalido “gli manca una gamba”, dello sciocco “a volte non capisce”, del sordo “con lui bisogna parlare ad alta voce”», senza mai pensare che si trattasse di difetti o menomazioni. Attraverso una serie di ritratti sapidi e affettuosi, facciamo così la conoscenza di Ninì, sordomuta, della bambinaia Giuliana, zoppa, del padre con una gamba malata, e della pizzuta zia Rosina, cleptomane – quando l’argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché non si deve imbarazzare… E poi naturalmente conosciamo George, il figlio maggiore di Simonetta. Non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile, e la chiave di volta risiede proprio in quel “nessuno può volare”: «Come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più». Lo stesso proposito quotidiano ci arriva anche da George – che da quindici anni convive con la sclerosi multipla –, la cui voce si alterna a quella della madre come un controcanto ironico ma deciso nel raccontare i tanti ostacoli, e forse qualche vantaggio, di chi si muove in carrozzella. Simonetta Agnello Hornby ci porta con sé in un viaggio dalla Sicilia ai parchi di Londra, attraverso le bellezze artistiche dell’Italia. Un viaggio che è anche – soprattutto – un volo al di sopra di pregiudizi e luoghi comuni, per consegnarci, insieme a molte storie toccanti, uno sguardo nuovo. Più libero.

«La contentezza bisogna cercarla, costruirla pietra su pietra, con quelle pietre che si trovano, come se fosse una casa»

Clara Sánchez e la ricerca di una svolta nella vita: anteprima con una delle scrittrici più amate al mondo

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15 novembre, ore 21, Salone d’onore della Prefettura, Palazzo Natta, piazza Matteotti 1, Novara.
Apertura con Clara Sánchez, autrice di La forza imprevedibile delle parole (Garzanti) a colloquio con Annarita Briganti di “Repubblica”.

Una delle scrittrici più amate al mondo

Aspettando Scrittori&giovani 2017 (15-25 novembre)

Clara Sánchez è una delle scrittrici più famose nel mondo. Nata a Guadalajara nel 1955, vive a Madrid dopo la laurea in filologia. Nel 2010 ha vinto il premio Nadal, il più antico e prestigioso in Spagna, con il romanzo Lo que esconde tu nombre, tradotto in italiano con il titolo Il profumo delle foglie di limone. Dopo il successo internazionale di Stupore di una notte di luce (2016), torna con un nuovo romanzo che ha per protagonista una donna alla ricerca di una svolta nella propria vita, intrappolata in una rete di falsità e segreti.

 

 

La forza imprevedibile delle parole (Garzanti): All’improvviso il silenzio della casa sembra avvolgere ogni cosa. Natalia ha appena accompagnato le figlie all’aeroporto e non le resta che aspettare il ritorno del marito dal lavoro. Non è questa la vita che aveva immaginato. Non era così che si vedeva dopo i quarant’anni. Per questo quando le arriva l’invito a un aperitivo nell’elegante casa di un’amica decide di accettare. Ma quello che doveva essere un tranquillo pomeriggio di chiacchiere diventa qualcosa di più. Perché quella sera Natalia incontra l’affascinante Raúl Montenegro. L’ombroso avventuriero la conquista con i suoi racconti e, accanto a lui, Natalia ritrova una voglia di vivere che credeva perduta. Perché a volte le parole hanno un potere inaspettato e la loro forza può essere imprevedibile. Dal giorno seguente, però, Natalia comincia a ricevere strani biglietti, che la riempiono di dubbi. Non riesce a spiegarsi questo comportamento di Raúl: nulla durante il loro primo incontro le aveva lasciato presagire di non potersi fidare di lui. Finché l’uomo le propone un incontro al quale poi non si presenta. Al suo posto c’è uno sconosciuto, che le rivela che Raúl è fuori città. Natalia non riesce a credergli: capisce che l’incontro di quella sera forse non è stato casuale; capisce che qualcosa le viene nascosto. Ma non può immaginare che quel qualcosa sia il centro di un fitto intrico di inganni e di bugie. E Natalia si scopre suo malgrado pedina di una partita che può vincere solo trovando dentro di sé tutta la forza di cui è capace.

«Pensi davvero che ogni incontro sia casuale? Non credere a nessuno. Non è oro tutto quello che luccica»

Erri De Luca e il tempo della verità

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Sabato 19 novembre
EVENTI CONCLUSIVI / 2

de-lucaAlle ore 19,30, Arengo del Broletto, via Fratelli Rosselli 20, Novara. Evento a cura del Circolo dei Lettori. Incontro con Erri De Luca, autore di La natura esposta (Feltrinelli)
Erri De Luca, nato a Napoli nel 1950, a 18 anni ha iniziato l’impegno politico nella sinistra extraparlamentare fino ai trent’anni. Dopo mestieri manuali è stato volontario in Tanzania e nell’ex Jugoslavia. Il suo primo romanzo, Non ora, non qui, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre trenta lingue. Autodidatta in swahili, russo, yiddish ed ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Ha scritto per il cinema e il teatro. Pratica alpinismo e le sue montagne preferite sono le Dolomiti. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Tra i suoi libri Feltrinelli: Tu, mio (1998), Tre cavalli (1999), Montedidio (2001), In nome della madre (2006), Il peso della farfalla (2009), E disse (2011), I pesci non chiudono gli occhi (2011).

«Da lontano uno crede di vedere un varco, poi da vicino, da dentro, non lo trova più»